Freitag, 21. März 2008

Come si viaggia assieme ad un Asino


Mi é stato indicato un sito dove in un modo piuttosto originale un uomo ha raccontato strada facendo del suo viaggio attraverso l'italia a piedi e accompagnato da un asino
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Ci pare una cosa incredibile, ma in effetti questa é stata per secoli la forma privilegiata di spostamento per la gente comune. niente pesi sulle spalle, saltuariamente possibilità di riposarsi dal cammino sedendosi sul dorso dell'animale. Anche la Sacra Famiglia secondo il Vangelo si spostò attraverso territori assai estesi (basta guardare su un atlante la distanza fra Israele e l'Egitto) trasportando le proprie cose e anche occasionalmente il proprio corpo sul dorso di un asino.
Pare che l'asino rispetto al cavallo sia un investimento parecchio migliore: in passato il cavallo per i trasporti era o un lusso riservato a re, principi ed altoborghesi, o una necessita per muovere carrozze con più persone dentro, o a ncora il "mezzo di trasporto" necessario ai corrieri espressi per raggiungere mee ditanti in poco tempo, o ancora dispendioso elemento di un armamento bellico. Il cavallo sarebbe quello che in passato corrispondeva all'auto di oggi che beve troppa benzina: antieconomica e tuttavia utilizzata per lo più per motivi di prestigio. L'asino in quest oparagone corrisponderebbe piuttosto ad un motorino, con cu si può trasportare di meno, ma che costa molto meno di carburante.
Ma l'asino é sempre stato almeno in Europa sempre un fantastico amico dei trasporti umani: sobrio nei bisogni, robusto, sensibile, intelligente. É più che un mezzo di trasporto, é un amico, un compagno di viaggio.
Sulla base di questo tipo di spostamento personale, a piedi con/senza asino, é organizzata la topografia del nostro paesaggio: a distanze di 5, fino a un massimo di 30 km (1 giorno di cammino) si trovano centri abitati, originariamente adibiti a garantire un rifugio o un'assistenza al viandante che ogni tanto ha bisogno di ristoro, acqua, eventualmente cure mediche o altro.
Naturalmente questa esperienza ci può far anche riflettere su come il fatto che ci troviamo ad avere mezzi veloci e strade scorrevoli taglia fuori dalla nostra esperienza la maggior parte dei luoghi che per un viandante sono sempre stati tappe obbligate: posti di ristoro intorno a cui sono nate piccole comunità umane, punti di rifocillamento per gli animali, cappelle di preghiera destinate ai viandanti, case destinate all'accoglienza del viandante. ecc. allo stesso tempo accade che tutte le strutture umane tendono ad accentrarsi in punti sempre più irraggiungibili dall'uomo a piedi, lasciando un desolante vuoto fra un centro e l'altro. Le citt`diventano sempre più città, e l'ambiente non urbano diventa sempre piu estraneo alla cultura umana. Gli stessi uomini che transitano nei loro veicoli da un posto all'Altro spesso non si considerano parte dell'ambiente c estanno attraversando e quindi tendono ad ignorare qualsiasi cosa accada al di fuori del loro abitacolo semovente. Per ampliare un po' di più questo concetto sarebbe utile leggere che cosa scrive questo stimato amico Olandese, che un bel giorno ha preso a camminare e fare l'autostop fra Verona e Trento, e a rendersi conto così di cose che a noi da sedentari (a casa o sul sedile di un auto/autobus/treno/aereo), altrimenti sfuggono completamente:

www.guaka.org

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